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Riforma dello sport nel pantano. Malagò: “I Giochi di Tokyo? Qui si rischia col fuoco”

Se va bene se ne riparla a settembre, la riforma dello sport si è impantanata, il ministro Spadafora è sotto tiro incrociato dal suo Movimento, i 5 Stelle. Al Coni sono preoccupati, seriamente. Temono che se la riforma non va in porto entro agosto, il Cio possa intervenire con tutte le consegueze del caso. Sospensione del Coni, azzurri ai Giochi sotto l’egida del Cio, niente sport a squadre (volley, settebello, ecc,) e niente inno di Mameli. Una figuraccia a livello mondiale. “Se dovesse cadere la legge delega sulla riforma dello sport, le conseguenze con il Cio in termini di sanzioni saranno sicure e immediate. Non saremmo i primi e neanche gli ultimi: per molti paesi che non hanno applicato la Carta olimpica sapete come è andata. Sarebbe una sconfitta assoluta per il Paese e una perdita di credibilità clamorosa proprio dopo aver avuto fiducia con l’organizzazione delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Non stiamo bluffando, stiamo letteralmente scherzando col fuoco. E siamo arrivati”. Lo ha detto il presidente del Coni Giovanni Malagò, in conferenza stampa seguita alla Giunta di oggi. “Dalla fine del 2018 stiamo aspettando i decreti di quella che non era una riforma ma qualcosa di calato che non aveva gli aspetti pratici. Sono passati un anno e otto mesi, è incredibile che siamo ancora in questa situazione. Stiamo andando o forse siamo andati già in fuorigioco. Cioè fuori tempo massimo”, spiega ancora.

Il mondo dello sport è infuriato con il governo, eccezioni a parte (vedi Spy Calcio del 4 agosto). “Il governo già nel 2019 aveva promesso che entro poco avrebbero risolto le attuali vicende – ha aggiunto Malagò – questo governo si è impegnato anche ufficialmente con la garanzia che massimo entro agosto avrebbe sistemato una situazione assolutamente non più sostenibile. Non è una pressione del Coni ma una precisa disposizione del Cio”. Malagò inoltre chiarisce: “‘Il Coni su moltissimi punti all’interno di questo Testo unico non è affatto d’accordo. Ci sono molti temi che noi abbiamo ritenuto già non solo profondamente sbagliati e ingiusti, ma anche inaccettabili. Al Coni non solo non è stato regalato nulla, ma si aspetta che molte cose vengano anche chiarite, carta alla mano”.

Il numero uno dello sport italiano ha anche voluto precisare la sua posizione riguardo i suoi interventi sulla bozza del Testo Unico di riforma dello sport, che per alcuni sono stati definiti ‘manine’. “C’è un soggetto che è stato aggredito e noi siamo in quella situazione malgrado gli impegni nazionali e internazionali che sono stati fatti. Quale è il problema di chiedere? Se non lo fa il Coni chi lo dovrebbe fare? Se non lo avessi fatto avrei tradito e disconosciuto quello che il 2 luglio scorso, 75 su 75 membri del Consiglio nazionale, nessuno escluso, hanno dato mandato al presidente di trattare da solo”, ha aggiunto Malagò. Parole del presidente dopo la Giunta del mattino, Giunta quantomai compatta.

Gravina preoccupato per il futuro del calcio
Niente spettatori nelle prime due giornate di campionato (la A partirà il 19 settembre), si spera per ottobre. Ma la preoccupazione nasce anche dal protocollo sanitario, inapplicabile per la Lega Dilettanti (domani un esecutivo a Roma) e per il settore giovanile. Più di un milione di tesserati non è in grado di tornare in campo. Francesco Ghirelli, leader della serie C, teme per la prossima stagione, senza spettatori né sponsor (forse ci sarà il credito d’imposta ma solo al 60 per cento), si rischia un’annata-calvario, peggio di questa. Gravina si è già fatto sentire con il governo (“il calcio italiano rischia lo smacco”): il presidente della Figc ha mantenuto la promessa, i campionati professionistici (serie A, B e C) si sono conclusi. Una grande organizzazione, un grandissimo senso di responsabilità. E pensare che i nemici non mancavano, anche nello stesso mondo del calcio. La Federcalcio andrà a votare il 15 marzo 2021, come da statuto: da gennaio via alle assemblee dei dilettanti, ma sindacato calciatori, associazione allenatori e arbitri potranno andare alle urne prima (se vogliono). Entro il 15 marzo al voto anche tutte le altre Federazioni, olimpiche o no: la prima che andrà alle urne sarà la Federnuoto, fra un mese, il 5 settembre (Paolo Barelli candidato unico, sesto mandato). La legge Lotti, con la norma transitoria, è ancora in vigore, e il Coni la appoggia: anche chi ha superato i tre mandati potrà ricandidarsi, se vuole (e se vince…). Fosse stato per i 5 Stelle più intransigenti avrebbero spazzato via tutti, da Malagò a Chimenti. Per Di Battista e c. 12 anni al potere bastavano e avanzavano (nello sport, ovviamente: in politica, si sa, è diverso…).


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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