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Ciclismo e sportwashing: l'Uci assegna la massima onorificenza al dittatore turkmeno

Gurbanguly Berdimuhamedov, chi è costui? L’Unione ciclistica internazionale lo sa. Lo sanno bene anche i turkmeni: lo sopportano e lo votano ininterrottamente dal 2007. Dal 1990 la Repubblica presidenziale del Turkmenistan ha avuto in tutto due presidenti: Saparmyrat Nyýazow e, appunto, Gurbanguly Berdimuhamedov, detto Arkadag, il protettore. Ad Ashgabat, la capitale, c’è anche una sua statua, alta sei metri, tutta d’oro. Secondo Human Rights Watch, Berdimuhamedov e i suoi familiari godono di “potere illimitato ed esercitano controllo totale su tutti gli aspetti della vita pubblica”. Nel 2017, in occasione dell’ultima tornata elettorale, il 97% dei turkmeni ha votato per il suo Arkdag.
 
Il governo mondiale del ciclismo ha però insignito Berdimuhamedov con un riconoscimento inedito: l’Ordine al merito del ciclismo mondiale, “la massima onorificenza” rilasciata dall’ente, sconosciuta però, come svelato da CyclingTips, a qualunque precedente presidente Uci. A tutti, tranne che a David Lappartient, l’attuale numero uno, che ha conferito il titolo a Berdimuhamedov per via telematica “per i grandi meriti nella diffusione del ciclismo in Turkmenistan”. Purtroppo, nei database Uci, non esistono corridori turkmeni, team turkmeni, qualunque cosa abbia a che fare con il Turkmenistan. C’è, però, in programma un Mondiale, quello della pista, nel 2021, nel modernissimo velodromo di Ashgabat. L’assegnazione delle gare iridate, nel 2018 aveva già attirato molte critiche su Berdimuhamedov e su Lappartient. Human Rights Watch racconta la condotta di Berdimukhamedov come “autoritaria”. In Turkmenistan, ad esempio, gli omosessuali possono finire nelle maglie di un sistema carcerario in cui “la tortura e i maltrattamenti rimangono parte integrante”. Per festeggiare l’Uci Order, Berdimukhamedov ha pedalato gioiosamente durante il World Bicycle Day, lo scorso 3 giugno, sulle strade di Ashgabat, in tuta bianca e verde, tra migliaia di figuranti in bici.
 
Ancor più ha suscitato accuse di sportwashing (la consuetudine da parte di paesi dalla fedina democratica discutibile ad organizzare eventi sportivi per lavare la propria immagine agli occhi della comunità internazionale) l’organizzazione dei Giochi asiatici indoor e di arti marziali del 2017. Dal 2008 Berdimukhamedov ha fatto costruire un’imponente cittadella sportiva, simile a quella eretta da Aliyev, il dittatore azero, a Baku. Il velodromo fa parte di questa offerta, ma non è mai entrato in funzione. E si vocifera di una possibile candidatura del Turkmenistan per i Mondiali su strada di ciclismo del 2026: nel 2021 la decisione. Ipotizza Cyclingnews che l’uomo forte in questa storia sia l’ex patron della Katusha Igor Makarov, nativo di Ashgabat, e che Lappartient stia muovendo i fili della propria politica internazionale e della sua possibile rielezione puntando sulla via russo-asiatica e sui pesanti sponsor dell’area del Caspio. Una vera grana, unita ad altre accuse di troppa condiscendenza nei confronti di Aso, la società che organizza il Tour de France, il cui effetto si è riflesso sul calendario delle gare, riformato e conformato sulle esigenze dei connazionali padroni del vapore giallo, a discapito di Rcs Sport, costretta alla sovrapposizione del Giro d’Italia con altre sette Classiche. Sportwashing o no, la storia del turkmeno che pedala in mezzo ai figuranti sta diventando sempre più imbarazzante dalle parti di Aigle.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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