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Pontedera EuroApe 2019: festa per il 50esimo compleanno del tre ruote
Sono stati giorni di festa a Pontedera con la decima edizione di EuroApe 2019, la manifestazione celebrativa per il cinquantesimo compleanno di Ape 50. Bissare il successo della Vespa 50 nel campo del trasporto leggero, era questo l’obiettivo iniziale della produzione dell’iconico Ape 50. Missione riuscita: 50 cc di cilindrata, capienza, grande capacità di […] LEGGI TUTTO




MotoGp, Iannone sbotta sui social: “Io innocente condannato a 4 anni”
ROMA – “Trovo sempre più difficile capire. Positivo alla cocaina e va tutto bene, mentre gli innocenti vengono condannati a quattro anni”. Questo lo sfogo social di Andrea Iannone, il pilota di MotoGp squalificato per 4 con l’accusa di doping. Parole, rilasciate tramite il proprio account Instagram, precedute da un emblematico “non abbiate mai paura della vita, così facendo ci saranno sempre cose sorprendenti” nelle stories del social network.
La decisione della Wada
Il commento arriva dopo la decisione della Wada, l’agenzia mondiale anti-doping, che squalificherà solo per 3 mesi un atleta trovato positivo alla cocaina (o eroina, ecstasy e cannabis). Un solo mese, inoltre, se il positivo dimostra di essersi pentito, partecipando ad un programma di recupero. Il pilota ha subito una condanna di 4 anni per la positività al Drostanolone, sostanza utilizzata per aumentare massa muscolare, quindi estranea al miglioramento delle performance in pista. LEGGI TUTTO

Hermaea a caccia di un’altra impresa: “La parola impossibile per noi non esiste”
Di Redazione
La vittoria al tie break di mercoledì su Busto Arsizio è stata una delle perle di questa stagione. Ma l’Hermaea Olbia non ha tempo per adagiarsi sugli allori: domenica, infatti, arriva al Geopalace un’altra big della Serie A2 come la Valsabbina Millenium Brescia, ora seconda a quota 36 punti a pari merito proprio con le bustocche. Per mantenere la tradizione positiva davanti al proprio pubblico, Bulaich e compagne avranno bisogno di un’altra impresa da ricordare; la Valsabbina – che a Olbia ritroverà l’ex Ulrike Bridi – punta dal canto suo a bissare il successo dell’andata, maturato in tre set con una super Obossa da 20 punti.
Consapevoli delle difficoltà offerte dalla sfida, le aquile tavolarine puntano comunque a offrire un’altra prestazione di qualità e carattere per avvicinare l’obiettivo della Pool Promozione: “Sappiamo di incontrare un avversario fortissimo, anche se molto diverso per caratteristiche da Busto Arsizio – afferma il coach dell’Hermaea Dino Guadalupi – abbiamo preparato la partita con attenzione per provare a ripetere l’ottima prova di mercoledì. La storia di questo campionato, fin qui, ci ha detto che l’atteggiamento giusto premia sempre in termini di risultati. Sarebbe assurdo non provarci“.
Concetto, questo, ribadito anche dall’opposto Glenda Messaggi, MVP dell’ultima gara contro la Futura Giovani: “La parola impossibile non esiste nel nostro vocabolario – commenta – in pochi avrebbero scommesso sulla nostra vittoria contro Busto, ma abbiamo dimostrato che possiamo dire la nostra anche contro le formazioni più attrezzate. Siamo una buona squadra con esperienza anche a livello internazionale: non ci manca nulla per far bene. Dobbiamo solo crederci. Contro avversari così forti bisogna giocare a testa alta e senza alcun tipo di timore“.
Fischio d’inizio domenica 12 febbraio alle 16 al Geopalace di Olbia. Arbitreranno Luca Pescatore e Matteo Mannarino. La gara sarà visibile in diretta streaming sul canale Youtube di Volleyball World Italia e in simulcast su Volleyball TV.
(fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO


Elogio del (Buon) Tennis
Taylor Fritz nella foto – Foto Getty Images
Tenez”(tenete!, prendete!): secondo un’etimologia largamente accettata, la parola tennis deriva dall’avvertimento che accompagnava il lancio della palla all’avversario. Erano tempi in cui ci si dava del lei, nella corte francese e negli ambienti aristocratici e dell’alto clero presso i quali, già dal Medioevo, si diffuse questo sport, praticato ancora senza racchetta, col lancio a mano. Un avviso, dunque, affinché la palla non colpisse il ricevitore sprovveduto o distratto. Questo stile signorile è il tratto che fin dalle origini contraddistingue il tennis. L’avversario deve avere il tempo per prepararsi a ricevere e rilanciare. “Tenez” è l’avvertimento del colpo, che si spera vincente, elaborato e costruito mentalmente affinché sia vincente.
Mi piace pensare al tennis come a un dialogo tra due brave persone che discutono di politica o di religione: non la pensano allo stesso modo, ma si rispettano. Sono entrambi competenti nel loro campo, quasi sempre mossi da passione, amore. Nel dialogo l’uno si sforza di comprendere l’opinione dell’altro che ha dinanzi; deve leggere, capire il suo mondo, compenetrarsi nell’antagonista con cui sta disputando, e a cui alla fine stringerà la mano, complimentandosi, talvolta abbracciandolo come si fa con un amico.
Piace il tennis, perché è un gioco umanissimo, che si pratica nei circoli frequentati da persone che si riuniscono nello stesso luogo per un comune interesse; un gioco in cui ci si affronta riconoscendosi uomini, entrambi con qualità e limiti. Il tennista cerca di individuare e superare i limiti propri, di capire quelli dell’avversario, senza mai sottovalutarlo. È un ‘gioco dialettico’ che richiede una rigorosa disciplina, una concentrazione straordinaria per studiare l’uomo che si ha di fronte e per trovare, attraverso svariati modi, la strategia efficace -l’argomentazione più stringente-, il colpo vincente -la parola più convincente. Non c’è una strada unica, perché davanti a sé il tennista ha ogni volta uomini diversi. Nel tennis non ci sono dogmi: l’atleta è libero di ricercare soluzioni, come chi argomenta esercita la propria libertà di pensiero. Giocare a tennis è infatti esplorazione continua di strade per giungere all’obiettivo; è studio, rinnovamento. Nel ‘dialogo’ fra i 2 che si fronteggiano le loro ‘parole’ -i colpi- risuonano nel silenzio, presupposto fondamentale in un dialogo in cui bisogna ascoltare l’altro con attenzione e concentrazione massima. Non può esserci un disturbo, un’alzata di voce, tantomeno frastuono da parte del pubblico, che deve riconoscere e assumere quello stesso stile. Si è soli nel tennis, l’unico con cui puoi dialogare non è un compagno di squadra che ti aiuta e sostiene, ma è il tuo avversario, che devi saper conoscere, compenetrandoti quasi, per entrare nel suo gioco, nella sua strategia. Non c’è sport che più del tennis spinga a comprendere la lingua della persona che si fronteggia, in un dialogo tra persone che acutamente devono saper ascoltare cosa l’altro sta dicendo, capire la sua lingua. Il buon tennista riconosce il valore altrui, ed è normale che alla fine della partita sia il vincente sia il perdente si complimentino reciprocamente e platealmente, prima di esprimere ogni altra considerazione.
Gli improperi verso l’avversario e i gesti violenti e inconsulti nel tennis vengono sanzionati con penalità di varia entità. Per la regolarità vigila, dall’alto della sua sedia, un giudice che controlla e segna ogni punto, coadiuvato da numerosi giudici di linea: nessuno sport ne ha tanti, perché nessuno sport richiede un così alto livello di fair play, di stile. Lo sport solitamente più seguito, il calcio, esige un solo arbitro per 22 giocatori che si muovono in un ampio spazio di gioco. Nel modus ludendi del tennis la disciplina è strettamente unita alla signorilità e all’eleganza. Recentemente Corentin Moutet, giovane francese promettente, già multato, è stato espulso dalla Federazione Francese del Tennis per i suoi comportamenti scorretti sul campo. Il tennis include quindi la perfettibilità del giocatore anche attraverso la sanzione. È una palestra di vita, il tennis, un esercizio di perfezione.
Rafael Nadal in una recente intervista, rilasciata alla fine della partita con l’americano Fritz nelle Finals di Torino, ha messo in luce che l’avversario non gli dava il tempo di pensare una tattica, i tempi del gioco erano troppo veloci per elaborare una strategia, il ritmo martellante gli rubava il tempo necessario per spostarsi nello spazio e conquistare la posizione da cui ribattere la palla, le accelerazioni erano superiori a quelle cui egli è abituato nel suo gioco. Con la sua acutezza, Nadal ha colto il cambiamento ‘epocale’ che sta avvenendo nel gioco del tennis. Un giocatore esperto, anzi espertissimo come lui, non può competere con la straordinaria potenza di colpi unita alla velocità spesso superiore ai 200 km orari, con la noiosa carrellata di aces che annulla lo scambio e riduce il gioco a un mero esercizio muscolare: la nuova tendenza del tennis.
Il giocatore deve controbattere l’impulso aggressivo, violento e velocemente sorprendente dell’avversario e può farlo solo utilizzando la stessa violenza. Non è più un dialogo, uno scambio vivace e costruttivo d’idee, un civile dibattito, sia pur serrato o serratissimo: si tratta di turpiloquio in cui si impatta contro parole pesanti che sono devastanti proiettili, lanciati senza il tempo di un avviso, cui corrisponde, dall’altra parte, un meccanico ‘basculamento’ destra-sinistra del giocatore avversario. Non parole leggere, non più volée! Come tutte le cose umane, anche gli sport si adattano ai tempi: in tempi di crisi in cui l’uomo insegue il ritmo forsennato della macchina non c’è tempo per il gesto sorvegliato ed elegante; tutta la sua vita diventa una corsa trafelata, destinata allo scacco, perché il pensiero umano è lento, ha bisogno di tempo; l’uomo è lento per natura e accelerando il ritmo per imitare le macchine può solo creare stress e patologie al suo corpo e alla sua mente. Come testimoniano i troppi frequenti incidenti che costringono gli atleti a fermarsi per le necessarie cure psicofisiche. Nell’allenamento il modello non dovrebbe quindi essere la macchina, ma la stessa natura umana, che possiede ciò che alla macchina manca: creatività, sentimento, consapevolezza del limite. Quel limite che Roger Federer, che pure rappresenta il Tennis come esperienza religiosa, ha riconosciuto ed accettato. Perché il cammino del buon tennista, come quello di chiunque aspiri alla divina perfezione, è certamente una scala senza fine, ma percorsa da un uomo che ha un tempo limitato e risorse finite e che pure continua a scalare a perdifiato, fino all’ultimo scalinoGisella Bellantone LEGGI TUTTO



Ferrari, Binotto: “Avremmo potuto vincere otto gare”
ROMA – “Stiamo lavorando per usare un nuovo aggiornamento alla parte ibrida nella seconda metà della stagione. Lo chiamano jolly, ma preferisco parlare di opportunità”. Mattia Binotto svela così la freccia a disposizione della Ferrari per andare nuovamente all’assalto del Mondiale di Formula 1, attualmente appannaggio di Max Verstappen e della sua Red Bull. L’intervista ai tedeschi di “Auto, Motor und Sport” prosegue con la comparazione delle due vetture, con la Rossa che potrebbe già iniziare a spingere nel Gran Premio del Belgio. Questo il commento del team principal sulla F1-75 e la RB18: “Non si può dire che una vettura sia più veloce dell’altra. Siamo entro il decimo. Noi abbiamo lavorato sull’ala posteriore per avvicinarci a quella della Red Bull, più efficiente con il DRS aperto. Le gare vengono quindi decise da altri aspetti, come l’assetto, le condizioni esterne e lo stato di forma dei piloti”.
La rincorsa della Ferrari
Binotto ha poi parlato della prima parte di stagione: “Su 13 gare, ne abbiamo vinte solo quattro. Red Bull è stata effettivamente più efficiente di noi. Ma avremmo potuto vincere otto volte senza problemi. Quindi l’equilibrio sarebbe stato opposto. La verità è probabilmente nel mezzo”. Il team principal ha poi proseguito parlando degli sviluppi: “La corsa per ritornare competitivi parte nel 2017. Abbiamo cambiato organizzazione, mentalità, strumenti, processi e competenze. Il Covid ha impedito poi lo sviluppo della vettura 2020 e nel 2021 le nostre mani erano legate, ma quelle due stagioni ci hanno insegnato a guardare ai nostri punti deboli. In 27 anni in Ferrari non ho mai visto un balzo in avanti del genere. I problemi di affidabilità sono legati al fatto che ci siamo spinti fino al limite”. Poi, però, la F1-75 doveva essere portata in pista e Charles Leclerc e Carlos Sainz si stanno dimostrando all’altezza. “Charles ha avuto feeling fin dall’inizio. Ma penso anche che sia migliorato. Oggi guida in modo più efficiente rispetto alla prima gara in Bahrain. Carlos invece ha avuto più problemi. Ha bisogno di più tempo per adattarsi, è la sua natura. Ha la capacità di analizzare, capire e lavorare passo dopo passo. È già notevolmente migliorato. Questo è importante per noi perché gareggiamo anche per il campionato costruttori”, ha concluso poi Binotto. LEGGI TUTTO
MOTORI
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